Feeds:
Articoli
Commenti

A volte quando cammino per strada e invidio le coppie che litigano, mi chiedo cosa ho fatto di male per essermi innamorata di te.  Soprattutto: perché tu lo sei di me? Cosa ti ha fatto credere che potessi amarmi e farmi soffrire a tuo piacimento; lo sai, ne sei consapevole che il cuore che tanto ami, che esclusivamente ti appartiene, si sta sfaldando.

Sento che ti muovi sotto di me, e passo una mano tra i capelli scuri che sono disordinati sul cuscino.

Guardo la tua mascella perfettamente squadrata e immagino sotto le palpebre i tuoi occhi. Se riuscissi a vedermi ora, mi sorrideresti e mi ripeteresti quanto mi ami, e quanto questo momento sia meraviglioso. Ed io lo so che lo pensi davvero, io so che mi ami, ma per quanto riesca a sforzarmi mi chiedo perché non puoi amare solo me?

Come puoi avere un cuore così grande per amare due donne, io ho amato solo una persona in tutta la mia vita, e mi sento tanto piena d’amore da scoppiare.

Lei  non sa di noi, tu l’ami troppo per farla soffrire, sai che ti odierebbe se lo sapesse, che ti lascerebbe e che tu perderesti la donna che ami, la prima donna che ami.

E la seconda forse non ti basterebbe a colmare quel vuoto. Sono questi i dubbi che mi rendono così codarda, il credere di non essere capace di donarti quanto ti meriti. In fondo so che non è vero, ma a volte mi fermo a pensare che io sono solo la ciliegina sulla torta della tua vita perfetta, che non basterei da sola a renderti completo. Ed allora rimango zitta, piango e asciugo le lacrime affinché non tocchino la tua pelle ancora calda.

Ed ecco che torna, quella passione che ci spinge l’una contro l’altro,  a scontrarci e farci male ogni volta.

Siamo distesi entrambi sulle mie lenzuola di lino egiziano, incrociate a mano che lui stesso mi aveva regalato.

Ho la casa stracolma dei tuoi regali, maschere nere originali, con particolari in oro, gingilli di ogni epoca, civiltà e paese. Spesso mi capita quando sono sola di guardarmi intorno e vedere il tuo viso in ogni stupido e stupendo dipinto che mi hai regalato, ma che da sola ho dovuto attaccare alle pareti.

Ogni regalo è un senso di colpa in meno, ogni festa comandata che perdeva, ogni vacanza, ogni compleanno.

Tutti quei presenti meravigliosi sono simbolo stupefacente della mia continua e infinita sconfitta.

Ora che siamo stretti, che i nostri corpi sono tanto amalgamati che sfido chiunque a distinguere il mio respiro dal tuo, proprio in questi momenti mi odio di più. Mi odio perché sono ancora qui, appoggiata al tuo petto, a piangere mentre dormi, e asciugare le lacrime prima del tuo risveglio.

Ogni giorno che passo con te è un briciolo di dignità che se ne va, ogni giorno che passo lontano da te è una montagna di felicità che viene a mancare. Sei entrato nella mia vita e come un tornando hai spazzato via tutto, e ogni volta che bussi a quella porta crei nuove macerie, e ogni volta che te ne va inondi di vuoto la mia vita. Come può essere così stupido e incosciente l’amore? Come può provocare tanto male ed essere al contempo così desiderabile? Rispondimi bellissimo uomo coricato tra le mie lenzuola, rispondimi per una volta, sceglimi almeno ora.

­

La nostra vita aveva sempre seguito una certa monotonia. Stabile, noiosamente confortevole, un ritmo che ti faceva dormire sonni tranquilli senza timore di  risvegli inaspettati. Io seguivo le mie lezioni per almeno sei ore al giorno, e lui lavorava per altrettanto tempo. Spesso ci ritrovavamo a vederci solo la sera, sfatti entrambi dalle nostre giornate fra gente pretensiosa e sconosciuti, mangiavamo in silenzio, ma sorridendo sempre in un modo o nell’altro. Quei sorrisi che non hanno bisogno di parole, o di gesti, i semplici sorrisi del cuore, come lui adorava chiamarli.

Lo stesso termine che aveva utilizzato per dichiararsi la prima volta: avevo diciotto anni e lui ventitré, era il fratello della mia migliore amica, il ragazzo più grande, con la macchina e con tutto ciò che lo poteva rendere ammirabile, cliché compresi. Mi disse che ero la sola  a fargli sorridere il cuore appena varcavo la porta di casa, quando salutavo i suoi genitori, quando lo trascuravo, quando lo ignoravo mentre m chiedeva aiuto per portare i pacchi della spesa. Diceva che gli bastava vedermi per sorridere “dentro”, aveva detto.

Ed ho voglia.

Ed ho voglia di scrivere di te, di gioire di te.

Ma chi sei? Di che sostanza è fatto il tuo sorriso, di cosa sono fatte le tue mani bianche e lisce?

Guardami.

Spero che tu mi riesca a vedere,

spero che tu possa sorridermi e affogarmi in quella strana sensazione che mi generi attorno.

Grace era una famosa scrittrice inglese di romanzi rosa e Stanley il suo editore. Erano morti.
Fulminati. Nella vasca da bagno. Insieme. Dopo aver fatto l’amore.
Io la trovato una storia bellissima.
Soprattutto quando alla fine Grace, per impedire a Stanley di uscire dalla vasca per tornare dalla moglie,
aveva preso il phon e, prima di lascialro cadere in acqua, lo aveva acceso.

-Biscotti al malto Fiore per un mondo migliore-
Choodessny.


[perchè deve finire?]

Queer As Folk



Justin:
This was the best night of my life.

Brian:
Even if it was ridiculously romantic.

If heaven and hell decide
That they both are satisfied
Illuminate the no’s on their vacancy signs
If there’s no one beside you
When your soul embarks
Then I’ll follow you into the dark

Dedicato a tutti coloro che mi sono sempre stati accanto.
Grazie.

Skins. <3

Le particelle subatomiche non obbediscono alle leggi fisiche, s muovono secondo il caso, il caos, la coincidenza
si
scontrano l’una con l’altra nel mezzo dell’universo e poi c’è il bang e
l’energia!! Noi siamo come loro!

La più grande qualità dell’universo è
l’imprevedibilità…per questo è divertente


Uno si costruisce grandi storie, questo è il fatto, e può andare avanti
anni a crederci, non importa quanto pazze sono
, e inverosimili, se le
porta addosso,e basta. Si è anche felici, di cose del genere.
Felici.
E
potrebbero non finire mai. Poi, un giorno, succede che si rompe
qualcosa,
nel cuore del gran marchingegno fantastico,
 tac, senza
nessuna ragione, si rompe d’improvviso e tu rimani lì,
 senza capire
come mai tutta quella favolosa storia non ce l’hai più addosso,ma
davanti,
 come fosse la follia di un altro, e quell’altro sei tu. Tac.

Alle volte basta un niente. Anche solo una domanda che affiora.
Basta quello.